La falconeria è definita come l’arte di allevare, allenare ed applicare nella caccia gli uccelli rapaci ed è un’attività venatoria oggi in anticipo sul percorso. La moderna società tende in maniera spasmodica al “corretto” sempre e comunque e la caccia col fucile presta il fianco ad un notevole numero di critiche: in primis l’impiego di armi vere e proprie, poi la sofferenza dell’animale e non ultimo la disparità creata dalla potenza della polvere da sparo. Giuste o sbagliate che siano queste osservazioni la caccia “tradizionale” sta vivendo un periodo di forte critica e quindi contrazione, di conseguenza lo stanno vivendo le razze ad essa adibite. In tal senso la falconeria può rappresentare la quadra tra desideri sociali e passione del cacciatore: essa implica un ritorno al contatto con il mondo concreto e naturale, si abbattono meno prede ma con maggior spettacolarità, si ricrea uno scenario naturale e perfettamente fisiologico e non ha forse diritto anche il rapace di nutrirsi e sopravvivere?
Nell’ottica di non dover veder una delle più guarnite tipologie di cani, quelle da caccia appunto, ridotte allo stesso misero impiego dei Bouledogue voglio analizzare quelle più indicate per la caccia con il falco.

Per far questo bisogna prima inquadrare brevemente le caratteristiche fondamentali dei rapaci e le rispettive tecniche di caccia.
Tralasciando i rapaci notturni (poco usati nella caccia e molto impiegati nei raduni) gli uccelli da falconeria si dividono in:

  • accipitridi: ali larghe e relativamente corte con le penne (remiganti) che ricordano le dita della mano, coda larga e voluminosa, occhio con iride di colore diverso dalla pupilla, becco adunco senza “dente”, zampe e artigli robusti e mancanza di tubercolo nelle narici. Ne sono esempi l’aquila, le poiane, lo sparviere ma soprattutto l’astore;
  • falconidi: ali a punta proporzionalmente lunghe, coda meno ampia, testa rotonda con occhi neri, becco fortemente adunco e dotato di “dente”, tubercolo nelle narici e zampe meno robuste degli accipitridi. Appartengono a questa famiglia: il falco sacro, il lanario, il girfalco e il falco pellegrino.

Gli accipitridi operano il cosiddetto basso volo: caccia con attacco diretto o agguato con attacco indiretto, cioè sfruttando gli ostacoli naturali come nascondiglio, per lo più nel sottobosco e verso sia uccelli (come il fagiano) che mammiferi (lepre). Gli elementi fondanti sono l’effetto sorpresa ed uno sprint esplosivo. Una volta giunti sulla preda la atterrano e la finiscono mediante gli artigli.

I falconidi invece cacciano principalmente sfruttando l’altezza e la gravità per giungere sulla preda in picchiata o comunque attraverso manovre di volo a velocità considerevole. La tecnica è detta alto volo e ragionevolmente può attuarsi solo in spazi aperti non troppo densi di ostacoli e nei confronti di uccelli. Nonostante il modus operandi principale sia la stoccata, ossia un colpo mortale o fortemente lesivo inflitto con gli artigli o il petto nel caso del pellegrino, sono possibili brevi inseguimenti che però non eguagliano quelli degli accipitridi. L’uccisione della preda avviene principalmente disarticolando le vertebre cervicali tramite il dente posto sul becco. La presenza del tubercolo nella narice serve proprio ad evitare il turbinio dell’aria così da poter respirare durante la picchiata o le manovre ad alta velocità.

Veniamo adesso alle caratteristiche che devono avere i cani.
Secondo il dott. Nick Fox, biologo specializzato in rapaci e falconiere di lunga data, in falconeria è meglio impiegare un solo soggetto polivalente e che si conosce bene piuttosto che molti specialisti, questo perché si deve gestire un rapporto interspecifico tra uccello e cane, che difficilmente parlano la stessa lingua. Inoltre la presenza di un solo cane o di pochissimi e ben addestrati scongiurerebbe fenomeni di gelosia per la preda.
Sempre il dott. Fox sostiene che spesso l’azione di caccia inizi in campo aperto ma si concluda nel sottobosco, pertanto sono necessari cani versatili e con mantelli sufficientemente protettivi. Sempre in relazione al mantello ben presto il rapace impara che è il cane a far alzare la preda e tende a muoversi utilizzandolo come fulcro, quindi è bene che esso sia sempre perfettamente individuabile: la presenza del bianco è in questo senso di aiuto.

A livello pratico due sono le qualità imperative:

  • la cerca non eccessivamente ardente, rapida o irrefrenabile così da permettere al rapace di raggiungere il punto migliore da cui attaccare;
  • la ferma assolutamente solida e l’alzata tempestiva al comando così da sfruttare il momento propizio dato che il falco non si ricarica come il fucile.

Queste impongono che il cane non giri ad una distanza eccessiva dal cacciatore che, in caso contrario, non riuscirebbe a fermarlo con il “seduto” o a dare il segnale per l’alzata. Spesso è previsto l’impiego di un fischietto per aumentare il range di azione, tuttavia Il cane deve essere sempre ad una distanza tale da udire il fischio.

La falconeria non è un semplice rapporto “a due” uomo-cane come invece può essere la caccia tradizionale, bensì contempla l’azione attiva del rapace, che per sua natura è un animale piuttosto nervoso, facilmente agitabile e suscettibile. Motivo per cui il cane deve sopperire all’equilibrio che manca nell’uccello; o comunque non forzarne la psiche.
Non ultimo una volta che il rapace ha catturato e ucciso la preda la ammanta con le ali e inizia a cibarsene; dunque il cane non deve assolutamente riportare poiché finirebbe col ferirsi o ferire il rapace.

In base a quanto detto si possono escludere in prima battuta i retrievers, i cani da traccia, i terrier e i segugi, focalizzando l’attenzione sulle razze “da ferma”. Tra queste in seconda battuta si possono escludere, in relazione al territorio italiano, il Pointer inglese, poiché troppo rapido, distante e irrefrenabile, e inoltre il pelo corto non lo favorisce nel bosco; e quelle razze la cui colorazione non è ottimale, come il Setter Gordon o l’Irlandese o le varianti con pelo solido marrone scuro o nero delle varie razze.
Il Setter inglese è forse la razza più usata ed abusata nella caccia e sicuramente presenta tutte le caratteristiche giuste per la falconeria, tuttavia dato che l’utilizzo del falco è qualcosa di raro ed extra-ordinario ritengo che si possa sperimentare una razza parimenti speciale; senza nulla togliere al Setter chiaramente.

Tutte le qualità necessarie trovano conferma in particolare nelle razze tedesche.
Infatti Enrico Adinolfi ne “Le razze da ferma tedesche” sostiene che il cacciatore germanico preferisca utilizzare appieno un solo cane piuttosto che impiegarne parzialmente tre. Che il cane venga inteso come compagno di caccia e non mero strumento di localizzazione del selvatico, e pertanto che lo si sia selezionato come fedele ed unico compagno. Questo ha implicato l’utilizzo in scenari molto diversi con il conseguente sviluppo di un’ottima polivalenza unita ad equilibrio. In aggiunta molte di queste razze hanno varietà a pelo lungo o ruvido e con buona presenza di bianco.

In particolare:

Per l’alto volo

in spazi aperti il Bracco Tedesco o Kurzhaar può risultare eccellente, tenendo anche conto che nella sua opera di selezione è presente sangue Pointer. E’ la razza più antica tra quelle da ferma tedesche. L’altezza al garrese si attesta sui 62-64cm per i maschi; il torace profondo, il dorso solido e il posteriore robusto conferiscono velocità mentre una buona costituzione ossea, la giusta ampiezza toracica e una buona muscolatura garantiscono resistenza. La testa è asciutta con dorso nasale convesso e stop che rimonta armoniosamente (contrariamente al Pointer). Il ventre è leggermente retratto così da conferire lo spazio necessario agli arti al galoppo. Il mantello è corto e la colorazione migliore per lo scopo è quella bianca con maschera marrone, macchie e/o punteggiature marroni. Lo ritengo particolarmente adatto a terreni piani, sgombri e in associazione a falconi vigorosi quali il pellegrino o gli ibridi tra pellegrino e sacro, pellegrino e lanario o pellegrino e girfalco. E’ sicuramente la scelta migliore in fatto di velocità e resistenza mentre potrebbe soffrire i rovi del sottobosco per via del pelo corto.

Alto e basso volo

Una razza che potrebbe sopperire alla mancanza di protezione nel sottobosco e al contempo essere veloce e resistente in campo aperto è il Weimaraner a pelo lungo. La più classica variante a pelo corto può sovrapporsi al Kurzhaar nell’alto volo ma volendo ampliare il range di utilizzo il pelo lungo garantisce le stesse prestazioni aggiungendo una migliore resistenza al freddo e ai rovi. Non avendo poi il Weimaraner sangue Pointer può lavorare meglio con quei falchi che sono meno energici come il Lanario o il Sacro (Manuale pratico di falconeria di Barone-Galli-Scarfiello) e, parimenti, potrebbe essere accoppiato ad una poiana codarossa nel basso volo. Presenta corpo leggermente più allungato del Kurzhaar e tono muscolare meno prominente, l’altezza al garrese varia dai 59 ai 70cm nei maschi, la testa è però sempre asciutta con canna nasale rettilinea o leggerissimamente convessa e stop minimo. Sebbene il colore grigio argento, grigio topo o grigio capriolo possa non essere tanto visibile quanto il bianco, esso è diverso dal solito marrone e piuttosto caratteristico. E’ un cane particolarmente composto che potrebbe essere positivamente riscoperto nella caccia proprio grazie alla falconeria.

Se tuttavia si vuole puntare veramente al massimo grado di utilizzo, performance, equilibrio e dunque connubio con varie tipologie di rapace penso che sia difficile fare meglio del Drahthaar. Esso è il risultato dell’incrocio e della selezione di due razze tedesche che a causa della colorazione risulterebbero non idonee alla falconeria: il Pudelpointer e lo Stichelhaar. In seguito è stato aggiunto sangue Kurzhaar. Il risultato è un braccoide mesomorfo, ossia la cui altezza al garrese corrisponde alla lunghezza del tronco, con un’altezza di 58/62 cm nei maschi e 56/60 cm nelle femmine, costruzione robusta (più simile ad un Kurzhaar che ad un Weimaraner), molto tonico e muscolato. In spazi aperti propende per un galoppo sostenuto ma coscienzioso e volto alla ricerca; mentre nel fitto del bosco può trottare di resistenza mantenendo la cerca minuziosa. L’unione del Pudelpointer e dello Stichelhaar ha prodotto un pelo particolarmente duro, mentre l’aggiunta del Kurzhaar ha contribuito ad accorciarlo ed uniformarlo. Il risultato è una ruvidità caratteristica e assolutamente preziosa. La consistenza del pelo è talmente centrale che proprio da essa deriva il nome della razza: Draht= fil di ferro, Haar= pelo. E’ lungo circa 4 o 5cm, ben aderente, perfettamente coprente e dotato di denso sottopelo. In prossimità della bocca i ciuffi si allungano andando a formare baffi e barba sul mento. Parimenti esso si allunga nella parte inferiore del corpo.
Questo mantello rende l’animale spiccatamente resistente al freddo, specie in campo aperto in condizioni di vento, gelo o pioggia; e allo stesso tempo assolutamente impermeabile ai boschi spinosi. Qualora si propenda per un pelo ruvido questa razza ne ha il miglior tipo.
E’ un cane che rispecchia in pieno la polivalenza espressa dal dott. Fox.
La testa è asciutta, dolicocefala, la lunghezza del muso, con canna nasale leggermente convessa, deve essere pari o più della metà della lunghezza totale della testa; gli assi cranio-facciali sono divergenti mentre lo stop è appena accennato. Il torace deve essere ampio e disceso a livello del gomito mentre il ventre è leggermente retratto e più stretto sui fianchi.
Il Drahthaar esiste in varie colorazioni come il nero, tuttavia il mantello ideale si ritiene essere dato da peli marroni intimamente frammisti a peli bianchi, con macchie o maschere marroni. Tale colorazione è, come detto, ideale anche per la falconeria.

Un’altra razza polivalente è il Munsterlander Grande. Questo è un cane il cui mantello è a base bianca e su cui si stagliano macchie nere e/o di peli frammischiati bianchi e neri; motivo per cui è sempre ben visibile sia all’aperto che nel bosco. Inoltre, proprio in relazione al sottobosco, il pelo lungo, liscio e a tratti ondulato garantisce un’ottima protezione. Grande perché l’altezza al garrese si attesta sui 58/62 cm, contro i 48/56 cm del Piccolo; ha testa allungata, muso asciutto, orecchie ampie e torace profondo in relazione all’altezza. Possiede una buona cerca e io personalmente lo vedrei ben accoppiato ad una poiana codarossa, per il semplice fatto che possiede uno stile di caccia a metà tra alto e basso volo così da poter far lavorare il cane in tutti gli scenari e terreni possibili. Probabilmente tuttavia anche l’accostamento ad un sacro o un lanario possono dare buoni risultati. E’ un cane che apprezza il lavoro in acqua quindi lo si potrebbe impiegare anche nella caccia agli anatidi sia con un pellegrino che con un astore.

Il Kurzhaar è il bracco tedesco a pelo corto, mentre il Langhaar è quello a pelo lungo. Come per il Munsterlander Grande presenta pelo lungo e con varietà di fondo bianco; ma stavolta gli arti devono essere ben frangiati. E’ un ausiliario vivace e mai nervoso quindi particolarmente indicato per operare con i rapaci. In tal senso può essere ben impiegato sia per l’alto volo che il basso bilanciando il temperamento di pellegrini o astori sempre considerando la vivacità; inoltre è dotato di struttura atta alla velocità come il torace profondo e il ventre retratto, la protezione del pelo gli permette di operare bene anche nel sottobosco. Credo sia un cane più facilmente impiegabile del cugino a pelo corto essendo meno rapido ma più dettagliato nella cerca.

Basso Volo

Il Mundsterlander Piccolo possiede colorazione analoga al Grande con il marrone al posto del nero, la mole è poi minore, appunto 48/56 cm al garrese, e la cerca è molto meticolosa ma, giocoforza, meno ampia. Date l’ottima visibilità, la vivacità e l’azione di ricerca che si sviluppa più lateralmente che in profondità, ritengo possa essere ottimo nel sottobosco; dove gli arbusti e i rovi forniscono molti più ripari al selvatico. Contrariamente ad altri cani da caccia e da impiego nel bosco al Mundsterlander Piccolo non viene amputata la coda in quanto spesso essa permette, emergendo dall’erba alta, di localizzarlo. L’abbinamento della cerca assolutamente minuziosa e “stretta” allo sprint e alla vista di un astore, tanto performante da essere stato scelto come logo dell’azienda Swarovsky Optik, permetterà di scovare e alzare qualsiasi fagiano che si acquatti nel fitto.

Anche due razze italiane rispondo alle caratteristiche necessarie: il Bracco Italiano e lo Spinone Italiano.
Il primo è un braccoide il cui mantello è spesso a prevalenza di bianco con macchie o punteggiature che vanno dall’arancio al marrone scuro. E’ dotato di un pelo corto però ha la pelle spessa e grossolana tale da non soffrire troppo il freddo ma soprattutto i rovi. Non è un cane particolarmente veloce preferendo il trotto al galoppo, questo gli permette di sondare bene tutti agli anfratti. Ha in genere un buon fiuto e la sua struttura rientra nel quadrato, ossia la lunghezza del tronco è pari all’altezza al garrese; la testa è voluminosa, con il muso lungo quanto il cranio mentre gli assi cranio-facciali sono divergenti. Lo stop è poco pronunciato. La taglia si attesta sui 58/67 cm al garrese.
Il secondo è forse più duttile per via del pelo duro anche se è tendenzialmente meno veloce. I colori tipici sono bianco, bianco-arancio e roano-marrone; tutti ottimi nel sottobosco dove dimostra una grande resistenza agli ostacoli. La mole di 60/70 cm al garrese gli permette di muoversi con disinvoltura tra i rovi e in acqua, qualità molto desiderabile per la caccia agli anatidi.

Nonostante la selezione naturale o umana abbiano delineato delle caratteristiche più o meno precise per ciascuna specie e razza, all’interno di esse ogni soggetto è più o meno incline unico e quindi portato per un determinato aspetto. Il falconiere, imparando a conoscere il/i suoi rapaci riuscirà ad abbinargli la razza o lo specifico soggetto migliore.

Francesco Predieri – Autore di Dog Attitude

Bibliografia: Comprendere gli uccelli da preda-Nick Fox; Le razze da ferma tedesche-Enrico Adinolfi; Manuale pratico di falconeria- Barone-Galli-Scarfiello; falconeria.org.