In articoli precedenti (Bergamasco, Fonnese e Dobermann) ho parlato di come l’ambiente e l’uomo abbiano operato dei concreti interventi per selezionare le migliori caratteristiche possibili per una specifica funzione e di quali esse siano.
Oggi voglio provare a capire a cosa si deve la costruzione morfologica tanto differente dal resto del Bulldog inglese.
Combattimento con il toro
Il nome lo dice chiaramente: il toro deve c’entrare qualcosa; ma sotto che aspetto? Quello del combattimento…
In antichità l’uomo traeva piacere e divertimento nel far combattere tra loro gli animali, probabilmente a causa delle diffuse miseria e ignoranza, e lo scontro tra specie diverse con stazze diverse sicuramente costituiva un gran spettacolo; fermo restando la natura assolutamente deprecabile di questa pratica essa è la fonte di una razza molto diffusa e amata oggi (il Bulldog appunto), pertanto, per quanto cruda sia, non la si può ignorare.
Il toro, perché proprio il toro? Si parla anche di combattimenti con orsi e altri animali ma immagino che, nell’ottica di dare stabilità e continuità a questo tipo di eventi, che costituivano occasioni di ritrovo, scommesse e guadagno, reperire un toro fosse molto più
agevole che catturare un predatore selvatico; inoltre francamente è difficile immaginare un animale più potente di questo, specie operando in una società agricola.
Bisogna poi considerare la regola non scritta (tanto usata nel cinema) “Eroe-antieroe”: tanto più l’avversario è forte, grande e aggressivo e tanto maggiore è il prestigio di chi lo sconfigge; quindi sicuramente far combattere un cane contro un toro forniva i presupposti per uno spettacolo più violento e inusuale rispetto a due animali della stessa taglia o specie, con conseguente aumento del pubblico.
A testimonianza di ciò in Obiettivo Zootecnico sul Bulldog di Fabio C. Fioravanzi si legge come nel 1209, in Inghilterra, il foglio Survey of Stamford riporti la notizia dell’ordine dato dal Conte William Worren, signore di Stamford, ad alcuni macellai di organizzare ogni anno uno scontro tra tori e cani dopo aver assistito al seguente spettacolo: due tori si stavano battendo per una femmina, il trambusto ha attivato i cani dei suddetti macellai che si sono
scagliati contro i tori inseguendoli e uccidendoli.
Origini
Questa tipologia di cani si ritiene sia stata ottenuta incrociando il molosso tibetano (importato dai Fenici) con cani autoctoni inglesi ed è una tra le tesi sui progenitori del bulldog; dal momento che questo non vuole essere un articolo sulle sue origini bensì un ragionamento sul perché dei suoi tratti fenotipici e dal momento che le opinioni sulle origini di praticamente tutte le razze sono sempre contrastanti, per non perdere il focus e al fine di queste righe, senza pretesa di verità assoluta, io prendo per buona questa opzione.
Morfologia
Appurati il coraggio, la determinazione, la tempra e la veemenza caratteriali sorge spontanea la domanda: quali caratteristiche fisiche deve avere un cane per sfuggire agli attacchi e uccidere un animale di almeno quattro quintali?
Il toro attacca abbassando la testa e rivolgendo le punte delle corna all’avversario, lo carica e una volta colpito solleva il collo cercando di rovesciarlo, facendolo desistere, o esponendone parti sensibili, ad esempio il costato, in cui premere le corna con l’azione
successiva.
Il primo aspetto su cui intervenire è quindi la superficie utilizzabile dal bovide per colpire, essa va ridotta al minimo indispensabile ricercando compattezza estrema e assenza di appendici o strutture facilmente “incornabili”.
I veri punti cardine penso siano però due: la resistenza al ribaltamento/rovesciamento e una presa inamovibile. Siccome non è verosimile affermare che il cane non venisse mai colpito allora bisognava evitare il più possibile il ribaltamento, la perdita di equilibrio, perché questo forniva un vantaggio enorme al toro. Per evitare che un oggetto/corpo si rovesci bisogna abbassarne il centro di gravità (baricentro) e fornirgli una base di appoggio
larga in modo che il suddetto baricentro rimanga sempre all’interno della base stessa.
Da qui un tronco compattissimo, basso e molto molto largo; la base la forniscono le zampe, che nel caso di specie appoggiano sempre in linea retta sotto la relativa articolazione mantenendo la larghezza del busto.
Il toro per offendere si serve delle corna e di una forza inarrivabile ma il cane che strumenti ha? Il morso; ovviamente, che deve essere infallibile per tenuta e forza. Semplicemente il morso però non spiega come un cane di circa 25kg possa ferire seriamente o uccidere un toro; è dove e come si morde che fa la differenza: i lupi (e gran parte dei carnivori) uccidono la preda per soffocamento tramite un morso serrato alla gola, il cane discende dal lupo e la gola , o comunque il collo , è un punto sensibile a prescindere.
Per soffocare o dissanguare un toro occorrono molta forza e molto tempo. L’intensità del serramento del morso è data (tra gli altri) dai masseteri e dai muscoli temporali, situati rispettivamente in corrispondenza delle guance e delle tempie e ancorati al cranio, ecco perché il bulldog possiede una testa tanto massiccia e larga: per alloggiare una tale muscolatura. Il fatto poi di dover rimanere attaccato alla gola di un animale possente come un toro credo che abbia posto due problemi aggiuntivi: le forze di torsione sul collo del cane e la continuità di atti respiratori sufficienti a protrarre lo sforzo.
La lotta e il morso provocano l’imbizzarrimento del toro con conseguenti movimenti convulsi, intensi e scomposti che scaricano giocoforza la loro intensità sul collo del cane, il quale funge, oggettivamente, da collegamento tra la zona di ancoraggio (testa e bocca che serra la gola del toro) e il resto del corpo che subisce le forze di gravità e inerzia; una struttura lunga ed esile, oltre a non supportare in maniera adeguata un cranio del tipo appena descritto, cederebbe quasi immediatamente provocando gravi conseguenze; invece una costruzione corta e molto massiccia stempera le forze di leva e torsione.
Accorciamento della canna nasale
Ragionando sul morso e sul fatto che questo andasse mantenuto con la massima intensità per diverso tempo sorge un problema e mezzo: la continuità della respirazione e la posizione del naso in modo da non ostacolare il morso stesso.
Fortunatamente il problema (e mezzo) è stato risolto con un’unica ma peculiarissima caratteristica: l’accorciamento della canna nasale; in questo modo non è il naso la prima “regione” a toccare il toro ma bensì lo è la mandibola, molto corta e larga tale da scongiurare un morso solo “di punta” e aumentare invece le probabilità di un morso veloce, pieno e potente; al contempo le narici non sono premute e otturate dalla pelle del bovino nell’attacco.
Si sostiene che le numerose pieghe in corrispondenza della bocca del bulldog abbiano lo scopo di mantenerne pulito e sgombro dal sangue del toro il muso; la cosa è sicuramente interessante anche se non sono del tutto convinto che questo fosse lo scopo principale, mi sembra più plausibile che sia una conseguenza dell’accorciamento della canna nasale che poi si è dimostrata molto utile ad un secondo fine.
Bulldog oggi
Ad oggi comunque sono secoli che il bulldog non combatte più con i tori (per fortuna) quindi non ci è dato sapere se la sua attualissima costruzione sia ancora la migliore al riguardo, sicuramente però molti dei tratti tipici (senza ipertipicità) sarebbero vantaggiosi.
L’attuale Bulldog è, con pregi e difetti, un pezzo unico e irripetibile di storia cinofila per la cui custodia sono istituiti circoli e club in tutto il mondo, nel nostro paese l’associazione di riferimento è il Circolo Italiano Bulldog (Circolo Italiano Bulldog)
Francesco Predieri – Autore di Dog Attitude