Le discipline del cane da lavoro sono molteplici, tuttavia non in tutte la connotazione pratica raggiunge lo stesso grado di assolutezza del soccorso; esso, infatti, più che mero esercizio sportivo è ambito di concreta applicazione funzionale dell’animale. Ad onor del vero bisogna ammettere che non sarebbe concepibile che ogni disciplina sopportasse il peso e la responsabilità di salvare direttamente delle vite; così è normale che in alcune lo scopo sia più immediatamente pratico mentre in altre questo assuma sfumature più idealistiche.
L’autentica praticità del soccorso si riscontra sin da subito constatando come non siano presenti limitazioni di alcun tipo, se non per l’età in fase di inizio, riguardo i soggetti da impiegare; non è richiesta l’appartenenza ad una razza o ad un Gruppo FCI, il pedigree né tanto meno il rispetto di uno standard. Questo perché se un soggetto ha attitudine tutto il resto è secondario. Quando si tratta di salvare delle vite la burocrazia tanta cara al mondo moderno soccombe a favore del risultato, e così deve essere. Oltre a non precludere alcun tipo di talento l’assenza di categorie o razze specifiche permette una totale libertà di espressione del conduttore, il quale può studiare, scegliere e portare in campo la tipologia di cane che ritiene più idonea allo scenario e di cui ritiene di poter impiegare meglio le doti. Attenzione però, è bene precisare che ovviamente non è il cane a doversi adeguare al conduttore ma l’inverso, nella scelta è l’uomo a dover considerare le caratteristiche e le inclinazioni di una data razza e quindi impostare il lavoro in modo da valorizzarle al massimo. Il bravo conduttore è proprio quello che conoscendo la razza riesce a impiegarla, a “lavorarla” secondo le sue peculiarità operando un incanalamento efficace di quanto il cane ha da offrire.
Uno dei fattori da considerare nella scelta è l’ambiente e lo scenario di impiego; questi determinano le cosiddette specialità del soccorso e sono: pista, superficie, macerie, valanga, acqua e il mantrailer. Per le prime tre, in cui la ricerca si effettua in foreste, boschi, campi o zone sconnesse e accidentate, cani con mole media o medio-grande risultano preferibili per via dell’ottimo bilanciamento tra agilità, velocità, resistenza e forza mentre per i casi in acqua ovviamente cani appositamente selezionati per questo elemento come Retriever o Terranova rappresentano il non plus ultra. Parlando di valanghe invece bisogna considerare l’impedimento dato dallo spessore della neve fresca, la forza necessaria a supportare e trascinare il disperso nella coltre bianca, l’intensa attività di scavo e la capacità di resistere alle temperature rigide, pertanto cani con mole considerevole, forza superiore e pelo consistente e strutturato come Terranova e San Bernardo rappresentano probabilmente la scelta più plausibile.
Il Mantrailer, che significa “percorso-uomo”, è la specialità in cui il cane deve focalizzarsi unicamente sulla singola traccia odorosa designata dal conduttore, distinguerla e quindi seguirla partendo da un punto preciso. Così facendo si riesce a comprendere la zona in cui concentrare gli sforzi e dunque chiedere il supporto di cani da superficie, macerie, acqua o valanga. Cani a ciò particolarmente indicati possono essere quelli di tipo Hound.
Il soccorso è un impiego universalmente diffuso e questo implica che per evitare disomogeneità, disorganizzazione e interferenze sia necessario un ente di riferimento con lo scopo di coordinare e regolare l’intero ambiente; questi è l’IRO –International Rescue dog Organization – che si rapporta via via con i vari enti nazionali per la promozione e tutela della disciplina.
Per prima cosa sono state stabilite delle sigle che individuano precisamente e internazionalmente le varie specialità: