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Newfoundland. Terranova. Una vasta isola appartenente al Canada e situata nell’ Oceano Atlantico, in prossimità della penisola del Labrador. Una porzione di terra con una peculiarità rara e determinante: una compenetrazione profonda, un legame quasi a livello atomico tra terra e acqua. La sua intera mappa è crivellata di laghi, fiumi, specchi e corsi d’acqua. Questa unione, quest’isola, con l’aiuto dell’uomo, ha dato alla luce una razza spiccatamente potente e funzionale che, a ben guardare, risulta attrezzata per eccellere in tutti e quattro gli elementi: terra, acqua, aria e fuoco.

Il nome della razza non poteva che riprendere quello dell’isola dato il rapporto di derivabilità integrale tra le doti dell’animale e il luogo natale: Terranova.

Origini

Sulla sua nascita si propongono due teorie principali. La prima vede protagonisti i vichinghi, grandi navigatori ed esploratori, i quali portando con sé i loro “cani da orso”, dei derivati dei Mastini usati per il traino e la guardia, avrebbero prodotto l’incrocio con i cani degli indigeni generando l’embrione del Terranova. La seconda lo vuole come originario dell’America presumendo che il Mastino del Tibet, o il suo predecessore, sia giunto nel Nuovo Mondoattraverso lo stretto di Bering, le isole Aleutine e l’Alaska assieme agli antenati degli Indiani Americani.

Al riguardo è doveroso precisare che le incursioni vichinghe nel continente americano sono state effettivamente documentate, nonché che l’isola di Terranova si trova su una rotta navale ragionevolmente naturale rispetto ai paesi scandinavi. Premesso ciò, quello che davvero conta della genesi è il fatto che il Terranova derivi da cani di tipo molossoide. Costruzione di cui conserva i tratti distintivi e che gli permette- e ha permesso- grande vigorosità; la quale, associata e scolpita dal clima, dalla conformazione e dalle attività umane dell’isola ha reso questa razza attrezzata per dominare terra, acqua, aria e fuoco.

Per ciascuno il Terranova ha una attitudine e degli equipaggiamenti che lo rendono utile e sfruttabile

Terra- Costruzione potente

In passato, prima dell’avvento del cavallo o in mancanza di esso, diversi tipi di cani di grossa taglia venivano impiegati per il trasporto in genere, in particolare per il traino di carretti o slitte. Si pensi ad esempio al Grande Bovaro Svizzero e al Bovaro del Bernese, che sono stati classificati nel Gruppo 2, sezione 3, proprio per evidenziare questa funzionalità aggiuntiva rispetto alla sola conduzione degli armenti. Lo stesso è vero per il Terranova, che rientra sempre nel Gruppo 2ma nella sezione 2.2 (molossoidi tipo cani da montagna senza prova di lavoro) e che sulla terraferma è un animale da tiro pesante, molto pesante.

Infatti mentre gli Svizzeri erano principalmente utilizzati per il trasporto del latte in bidoni il grosso cane canadese era utilizzato per il legname. Questo all’epoca costituiva una delle principali risorse dell’isola: commercio, materiale edile, fonte di luce e calore e lo si otteneva- oggi come allora- dall’abbattimento degli alberi e dalla loro lavorazione. La fase di nostro interesse è appunto quella intermedia tra le due, il trasporto, in cui carichi composti di diversi tronchi insieme venivano movimentati, a mezzo di carri o slitte, da gruppi di circa una decina di Terranova. Carichi di interi tronchi, cioè parliamo di quintali se non addirittura tonnellate!

Con riferimento al singolo esemplare invece era usuale il traino di tronchi singoli o di dimensioni più contenute e di carretti o slitte colmi di legna da ardere o di attrezzi da lavoro; quindi anche in questo caso carichi di un certo peso.

Pertanto, sulla terraferma il Terranova si configura come un prestante cane da tiro con una specifica inclinazione per il lavoro duro. Circostanze di utilizzo in tal senso potrebbero essere ad esempio: il traino di feriti o di equipaggiamento in caso di slavina o in scenari artici con una slitta; la rimozione tramite carretti dei detriti conseguenti a terremoti o inondazioni per liberare la via ai mezzi meccanici; il trasporto dei rifiuti delle pulizie boschive/forestali cosicché ruspe o simili non intacchino il terreno. Insomma, virtualmente non ha limiti.

L’ unico, imperativo requisito che il Terranova deve possedere per poter essere tanto valido nel traino è la potenza; dettata da una costruzione precisamente individuata e funzionale.

La mole deve essere considerevole, intensa però non come mera statura ma più che altro come massa, da cui una corporatura potente, con muscolatura tonica e molto sviluppata, e parimenti una struttura ossea massiccia e solida per ben sostenere e coniugare l’apparato muscolare. In considerazione di ciò l’altezza al garrese corretta si attesta sul valore medio di 71cm per i maschi e 66cm per le femmine, corrispondente ad un peso medio di 68kg per i primi e 54kg per le altre. In relazione all’altezza al garrese si pone poi la lunghezza del tronco (dalla punta della spalla alla punta della natica) che deve corrispondere al 110% della prima così da garantire una conformazione compatta, flessibile e mesomorfa (indice corporale di 78 circa) che dunque coniuga alla potenza dovuta alla massa agilità e resistenza.

Il torace è importante che sia ampio, profondo e ben disceso, con un’altezza che oltrepassa la posizione del gomito. In abbinamento la larghezza del petto deve raggiungere circa il 35% dell’altezza al garrese e procedendo verso il posteriore i fianchi non devono incavarsi né il ventre deve retrarsi; in caso contrario si avrebbe una sostanziale perdita di solidità nella struttura generale dell’animale. Oltretutto il ventre retratto si riscontra principalmente in razze atte alla velocità fornendo lo spazio per la raccolta degli arti posteriori durante il galoppo. Ma il Terranova non è un cane che deve dimostrarsi veloce, deve di contro essere inarrestabile, insormontabile, capace di muovere grandi carichi per lungo tempo.

Per questo il treno posteriore deve comporsi di una muscolatura estremamente sviluppata e tonica così da vincere la forza d’inerzia del carico e procedere al trasporto. Questo impulso motorio, per non essere disperso e risultare proficuo, va trasmesso all’anteriore attraverso un ponte di connessione che ne sopporti la portata. Qui entrano in gioco il bacino e i lombi, che sono entrambi ampi e basati su una struttura ossea solida; i secondi sono leggermente allungati e appena arcuati. Da questo punto, dal garrese verso la coda, si passa ad una groppa inclinata di circa 28°-30° rispetto all’orizzontale con larghezza proporzionata a quella del petto e lunghezza di circa il 33% dell’altezza al garrese. L’intera linea dorsale, dal garrese alla groppa, deve dimostrarsi rettilinea senza avvallamenti o cifosi che smorzerebbero la spinta del posteriore.

Così proporzionato e composto il Terranova diviene una figura implacabile sulla crosta terrestre.

Acqua- Specificità anatomica e nuoto

L’acqua è l’elemento complementare del Terranova, quello per cui è forse più conosciuto e a cui è più spesso associato. Acqua e Terranova sono parti di una stessa identità.

La loro reciprocità è dovuta al fatto che l’acqua, compenetrando e scorrendo così in profondità nella terra di origine del cane, ha contribuito a forgiarne lo stampo iniziale, temprandolo. Esattamente come avviene per i metalli; ha contribuito a rafforzarne la struttura e gli ha impresso un marchio.

In concreto questo marchio è dato dalle eccellenti abilità natatorie e dagli adattamenti anatomici connessi all’elemento.

Legname a parte, la grande risorsa dell’isola era la pesca. In particolare si fa riferimento a quella con l’utilizzo di barchini e reti. E’ proprio in questo contesto che di nuovo il Terranova si è reso protagonista: era impiegato sia per posizionare che per raccogliere le reti, risultava molto utile per il recupero generalizzato (si pensi alla caduta in acqua di remi o equipaggiamento) e ,circa l’imbarcazione, era determinante come mezzo di propulsione in assenza di vento nonché per issarla, carica, a riva una volta conclusa l’uscita; ciò a ulteriore riprova della naturalezza di questa razza nel passare dalla terra all’acqua e viceversa.

Il più lampante elemento dell’adattamento all’acqua è la membrana interdigitale più sviluppata rispetto alla media delle altre razze e che raggiunge la seconda falange. In questo modo durante il nuoto il cane, allargando le dita, può aumentare il volume di fluido spinto per ciascun movimento e dunque migliorare il proprio galleggiamento e soprattutto la propria propulsione. Cosa particolarmente vantaggiosa quando si si deve trainare il peso dell’imbarcazione o delle reti da pesca.

Rimanendo sul piede esso appare tondo, robusto e con dita ben arcuate tanto da essere definito piede di gatto, questa maggiore arcuatura permette una migliore presa sul fondo sconnesso degli scogli eventualmente reso anche scivoloso dalle alghe.

Ma non è finita. La già citata groppa, ampia e solida, torna utile anche in acqua ripartendo su una superficie maggiore il peso– non indifferente- dell’animale favorendone il galleggiamento. Così fa anche il petto che tuttavia si stringe verso i gomiti per consentire il movimento “a pagaia” degli arti anteriori; che devono, anche, sostenere la testa per la respirazione durante il nuoto. Venendo al tema della respirazione: l’eccedenza della lunghezza del tronco rispetto all’altezza al garrese è in buona parte dovuta a spazi intercostali ampi e alla curvatura obliqua delle costole cosicché si abbia spazio sufficiente per degli apparati cardiaco e respiratorio adeguati. Ancora, il collo è più lungo che in altre razze mesomorfe, dalla nuca alla prima vertebra toracica misura circa il 37-38% dell’altezza al garrese, cosicché la testa possa essere mantenuta più agevolmente in alto dove c’è aria. Il tartufo, sempre ben pigmentato, è molto largo e con per narici ben aperte garantire un flusso d’aria maggiorato, esso è posizionato su di un muso alto, o profondo, tanto quanto è lungo (circa il 36-38% della lunghezza totale della testa) e questa altezza si deve ad un forte sviluppo dei mascellari superiori che garantiscono vie aeree di portata maggiore.

Al di sopra del muso sono incastonati, nel cranio, dei piccoli e ben infossati occhi di colore bruno scuro, notevolmente distanziati tra loro in modo da permette all’animale di usufruire di un campo visivo utile durante il nuoto quando il muso è rialzato.

Un altro elemento che si collega alla visione e alla respirazione, favorendole, è il rapporto degli assi cranio-facciali, profili ideali costituiti dall’ asse longitudinale superiore del cranio e dall’asse longitudinale superiore del muso, che nel Terranova è di parallelismo.

Infine, nuotare con un compito presuppone una direzione precisa; è proprio a questo scopo che il Terranova possiede una coda forte e lunga, dotata di muscoli elevatori, abbassatori e adduttori molto potenti che ne determinano una radice larga, cosicché sia un timone efficace. L’effetto sterzante viene massimizzato tenendo la coda orizzontale e rigida in un’unica soluzione di continuità con il profilo rettilineo del dorso.

 

Come conseguenza di questo adattamento profondo il Terranova rappresenta una delle se non la miglior razza per il soccorso in acqua. Il ché è un impiego di assoluta importanza e rilievo. Un Terranova è perfettamente in grado di trainare gommoni per il salvataggio carichi anche di sei o sette persone e può, dotato di apposita pettorina o grazie al pelo lungo, fungere da appiglio per uno o più individui in difficoltà. Al riguardo consigliamo di prendere visione o informarsi presso la S.I.C.S. (Scuola Italiana Cani da Salvataggio), entità di assoluto pregio in tale ambito.

Oltre a ciò, rimane invariata e conservata la funzionalità nella pesca, così da rendere il Terranova un supporto a 360 gradi in questa attività.

Aria- Mantello e coraggio

L’elemento aria è sottile: si configura sia come altitudine che come sfida alla gravità.

Partendo dalla prima variante. In considerazione dell’altezza al garrese nonché della stazza citate per l’elemento terra, e per via degli apparati cardiaco e respiratorio generosi uniti alle narici ben aperte utili in acqua il Terranova risulta ottimamente equipaggiato anche per gli scenari da altimetro.

La montagna è un ambiente sfidante e spesso ostile in cui, quando la quota sale, l’ossigeno diminuisce e le rocce o la neve aumentano andando via via ad escludere sempre più razze dal novero di quelle qui sfruttabili. Ebbene, il Terranova conquista la vetta (della montagna e del novero) in virtù degli adattamenti per la respirazione in acqua che gli consentono al contempo di incamerare agevolmente la quantità sempre minore di ossigeno lungo la salita e di sfruttarla con efficienza. In questo modo il suo possente apparato muscolare continua ad essere alimentato e continua a farlo avanzare laddove altri sarebbero costretti a fermarsi.

Avanzando e incedendo lungo la salita la neve e i pietroni si fanno più presenti e voluminosi, ostacolando il passaggio e formando una barriera. Il Terranova riesce a fronteggiarli grazie all’altezza, con cui non rimane bloccato nella neve e che gli fa sovrastare le rocce. Quando però l’ostacolo cresce ancora allora ecco che la grande stazza permette al cane salti con elevazione e gittata maggiori.

Condizione imprescindibile per quanto detto sopra è la resistenza al freddo e alle sferzanti tempeste dell’alta montagna. Si dà il caso che l’isola di Terranova abbia lo stesso clima del Canada, ossia, in particolare, inverni rigidi e persistenti. Oltretutto l’isola è direttamente affacciata sull’Oceano e dunque soggetta alle correnti e alle tempeste provenienti da quest’ultimo.

Ne consegue che il mantello del Terranova sia stato modellato da una siffatta condizione e dunque, senza sorpresa, si sposi perfettamente con le necessità dell’alta quota.

Nello specifico, è lungo e strutturato in due componenti: un pelo di copertura che misura dagli 8/9 fino ai 12 cm di alcune specifiche regioni, con tessitura semivitrea, e un abbondante e denso sottopelo lanoso alla base.

La cosa interessante è che perfino il pelo presenta zone più specializzate rispetto ad altre. Esso è più lungo partire dal collo, per raggiungere poi il massimo grado di consistenza e abbondanza sulla parte posteriore delle orecchie, sulla gola, sul petto proseguendo lungo il profilo inferiore del corpo e giungendo alla coda. Non a caso queste sono proprio le regioni più sollecitate nel contatto con gli elementi durante il lavoro. Essendo così distribuito il mantello crea una maggior distanza e allo stesso tempo un maggior potere di assorbimento meccanico tra le specifiche parti del corpo e l’ambiente, garantendo la protezione necessaria contro neve, acqua, vento e pioggia. L’isolamento termico è invece in capo al sottopelo, che essendo lanoso porta in dote impermeabilità e una ottima coibentazione.

Quanto al colore, bè il nero è il predominante. Alla tinta unita è possibile accostare il nero con precise frazioni di bianco, in particolare su zampe, petto e parte inferiore del corpo. L’altra faccia della medaglia è il bianco e nero detto anche Landseer, in cui il bianco è predominante con delle pezzature nere localizzate su testa, dorso e groppa. A latere troviamo il marrone, in tonalità più chiara o più scura e sempre con la possibilità di macchie bianche come nel caso del nero.

 

Ed ora la seconda variante: l’assenza di gravità. L’utilizzo in acqua presuppone la capacità di tuffarsi, ossia il coraggio di staccarsi dal punto sicuro per gettarsi verso l’ignoto. Il ché può sembrare banale, tuttavia diviene decisivo in circostanze estreme come quelle del soccorso con l’elicottero. La capacità di non temere il vuoto concretizza l’efficacia dell’operazione con il velivolo: crea un ponte di connessione tra il mezzo e l’obiettivo (la persona in difficoltà); permette di raggiungerlo e prestare aiuto. Spesso si tratta di tuffarsi dal velivolo che sosta a mezz’aria, sopra ad un lago o in prossimità di un torrente; oppure nel rimanere composti mentre si viene calati nel punto designato tramite delle funi (perlopiù in corrispondenza di pareti rocciose in montagna).

Nel Terranova questo coraggio fa parte della memoria di razza, è radicato in essa ed è a corredo dell’animale.

Per cui, anche in aria il Terranova è un eccellente cane da soccorso. Mentre rimanendo con i piedi per terra si dimostra un validissimo cane da montagna sia esso da intendersi come cane da ricerca su slavine o anche più semplicemente cane da supporto in malga o rifugio. Scenari questi ultimi in cui, per via dell’isolamento, diventa rilevante anche la componente affettiva uomo-cane; il ché ci porta all’ultimo elemento: il fuoco.

Fuoco- Carattere

Il fuoco. Il focolare domestico. Il calore della casa e della famiglia. Il Terranova rappresenta quasi un unicum; poiché alla forza bruta e all’attitudine utilitaristica associa l’abilità di creare un rapporto profondo e genuino con l’uomo, la capacità di divenirne fedele compagno. La cosa non è affatto scontata: tra le razze sovrapponibili al Terranova per potenza e stazza la più parte sono cani da guardiania, ossia molossoidi atti a difendere le greggi, contraddistinti da una intrinseca indipendenza dall’uomo. Mentre quei molossi selezionati per la difesa personale ad esempio sono sì legati all’uomo ma la loro forte dominanza li rende spesso non facilmente gestibili all’interno di un contesto familiare.

Il Terranova di contro, possiede una sociabilità molto sviluppata, cosa che gli consente di instaurare un rapporto particolarmente fluido e naturale con l’uomo; così come ha una marcata docilità, la capacità di concepire il padronecome proprio superiore gerarchico e con questi collaborare proficuamente.

Il fatto di essere naturalmente portato a inserirsi nel contesto familiare produce poi la conseguente capacità di spendersi per difenderlo e presidiarne il territorio. Non mancano- alla razza- temperamento di buon grado e tempra solida, cosicché possa essere in grado di percepire gli stimoli esterni, reagire e sopportarli. L’aggressività, seppur naturalmente presente, non è mai tale da portarlo fuori controllo; ma se si dovesse arrivare allo scontro allora la combattività prenderebbe il sopravvento e sarebbe quella dei suoi antenati “cani da orso” vichinghi.

 

Il Terranova: un unicum, una rarità splendida e peculiarissima come un anello astrale di Einstein.

Francesco Predieri- Autore di Dog Attitude

Fonti:

Il Cane di Terranova, Mursia Editore, Emmy Bruno. Enciclopedia Internazionale delle razze, De Vecchi Editore. Standard Federazione Cinologica Internazionale n. 50 del 24/07/1996, Standard Americano, Standard Canadese. Atlante illustrato di Anatomia del Cane, Antonio Delfino Editore, 5a edizione, Budras, Richter, Fricke, Mc Carthy.