C'è chi inventa la ruota e chi inventa le altre tre

KARL FRIEDERICH LOUIS DOBERMANN: Genio ed esteta
Anno del Signore 1870, ci troviamo ad Apolda, in Turingia, Germania. Le fabbriche tessili e l’agricoltura costituiscono il fulcro dell’economia della città, che conta circa 20000 abitanti; la vita e il lavoro trascorrono in questo contesto con cadenzata regolarità. Con pari regolarità devono essere adempiute le scadenze, ad esempio quelle relative alle imposte, della cui riscossione è responsabile un certo Friederich Louis Dobermann.
Si tratta di un cittadino e individuo polivalente del quale a noi interessano tre aspetti: due impieghi lavorativi ed un hobby/passione; il primo dei due impieghi è il già citato compito di riscuotere le tasse, il secondo è il ruolo di accalappia cani mentre la passione è l’interesse per i cani.
Nel contesto in cui ci troviamo dobbiamo tener presente che la ricchezza e i mezzi da essa forniti erano decisamente più modesti e semplici di quelli attualmente a disposizione; tra i suddetti mezzi i cani erano di gran lunga i più versatili, economici e “facili”.
Così il sig. Dobermann (1834-1894) inizia a farsi supportare nello svolgimento dei suoi compiti, specialmente il primo, da cani particolarmente attivi e determinati.
La ragione è evidente: l’atto di girare per la città con la somma del valore delle varie imposte riscosse attira attenzioni e qualche antipatia.

Società

All’epoca la cultura e l’organizzazione cinofila non erano minimamente organizzate: non esistevano Club di razza, né allevatori riconosciuti o esposizioni dedicate come quelle di oggi, addirittura erano rari i cani puri intesi come esemplari. Dobermann ha iniziato con quel che ha avuto a disposizione dunque, magari con qualche soggetto randagio accalappiato una sera. Le caratteristiche principali che ricercava erano: reattività, coraggio e tempra. Quando un lavoratore deve cedere parte dei suoi guadagni, che servono non a comprare lo smartphone ma il pane, la situazione può diventare tesa e serve un deterrente o, in extremis, un compagno che usi bene i masseteri.
L’attenzione è ricaduta su esemplari di tipo Pinscher, che sicuramente non mancano di reattività, anche se le dimensioni possono non essere sufficientemente scoraggianti a volte. Da qui Dobermann cerca di migliorare via via le caratteristiche del proprio ausiliario; nel suo girovagare per riscuotere e accalappiare ha modo di venire a contatto con vari esemplari, tuttavia nessuno gli calza come un guanto; nessuno è proprio perfettamente adatto alle sue esigenze, e così si fa strada l’idea di crearsi da sé ciò di cui ha bisogno.
Proprio nella città di Apolda, ogni anno, nella prima domenica di Pentecoste si svolgeva una sorta di fiera agricola, particolarmente incentrata sugli animali presenti in fattoria. Tra di essi spesso c’erano anche i cani; era un’ottima occasione per chi fosse interessato ad acquistare un cane, tanto che la recentissima Verein zur Veredelung von Hunderassen fur Thuringen (Associazione per il miglioramento delle razze canine in Turingia) aveva iniziato a sostenere e auspicare la manifestazione. Proprio presso questa manifestazione Dobermann inizia ad acquistare i soggetti destinati al suo progetto. Secondo varie voci Dobermann per valutare il coraggio e la tempra degli animali acquistati soleva metterli in un recinto con gli altri cani già in suo possesso e valutarne le reazioni. Solo i più dominanti e resistenti avrebbero contribuito alla selezione.

Incrocio

Tra gli accoppiamenti effettuati uno dà alla luce una femmina di cui Dobermann è particolarmente compiaciuto: un soggetto sempre di tipo pinscher ma dalla mole maggiore, dal manto nero a focature gialle e da viva aggressività.
Dato il risultato Dobermann decide di chiamarla “Bismarck” (“cancelliere di ferro”); dovendolo poi cambiare in “Bisart” per ragioni politiche.
Dobermann concentra l’attenzione su questa femmina facendola accoppiare più e più volte, ne nascono in prevalenza soggetti dal pelo focato e corto e tra i molti cuccioli è di nuovo una femmina a catturare le aspettative del Sig. Friederich: Pinko, un esemplare anuro.
La caudectomia era abituale all’epoca e così avere cuccioli nati già senza coda poteva risparmiare tempo, energia e dolore. Tuttavia Pinko non genera, in nessun caso, prole senza coda; così il tentativo di selezionare una razza naturalmente anura sfuma. Ciò nonostante Pinko fornisce cuccioli con manto grigio-blu, colore particolare che si pensa derivi dall’accoppiamento con i Metzgerhund (“Cani dei Macellai”) molto diffusi in Germania.
L’introduzione di questa ultima tipologia di cani nel progetto tutto funzionale di Dobermann trova presumibilmente ragione nell’aggiunta di sostanza; i “cani dei macellai” sono gli antenati primi e principali del Rottweiler, quindi particolarmente tenaci,
dominanti, potenti e temprati.
La testimonianza di questi incroci ci viene dal numero del Dicembre 1898 della rivista cinofila “Unsere Hunde”: “Intorno al 1870, Dietsch, a quell’epoca proprietario di una cava di sabbia ad Apolda, possedeva una cagna grigio-blu, un tipo di Pinscher che il suo padrone fece coprire da un cane da macellaio nero. Questo stallone aveva già le focature caratteristiche e proveniva da un incrocio fra un cane da pastore e un cane da macellaio.
Il beccaio Dobermann che, sfortunatamente, è morto troppo presto, ha incrociato alcuni discendenti di questi due cani divenuti dei buoni cani da guardia con dei Pinscher tedeschi (…)”.
Gran colpo del Sig. Dobermann!
Quindi ricapitolando velocemente i più logici progenitori della razza Dobermann sono stati: Pinscher tedeschi di varietà grigia, cane dei macellai e una tipologia di cane pastore locale che con tutta probabilità corrisponde allo Stoppelhopster (oggi estinto).
I discendenti di questi incroci iniziano a mostrare omogeneità e definizione a livello caratteriale, tanto da essere chiamati “Dobermann pinscher”, ma morfologicamente sono ancora assolutamente imperfetti e lontanissimi dal modello che tutti ci figuriamo; ecco riportata una breve descrizione del loro aspetto presa da un articolo di Otto Settegast datato 1924 e annesso alla rivista “Unser Dobermann”: “Ricordo con esattezza l’aspetto del Dobermann intorno al 1900. In generale erano delle bestie dalle zampe piuttosto corte, spesso con un tronco abbastanza lungo, con un collo massiccio ed una nuca molto muscolosa. Questi cani avevano il diavolo in corpo ed erano dotati di un morso irresistibile.
Molto spesso avevano il difetto del passo ambio”.

Titolo

Tralasciando in prima battuta le pur importanti proporzioni corporee il fattore che salta all’occhio è l’ambio: per prima cosa nello stesso articolo viene definito “difetto” e in secondo luogo questa è un’andatura più consona nei cani (e animali) con arti lunghi (dott. Mario Canton – Principi di Locomozione e analisi del movimento nei cani e nelle razze canine); il che risulta in perfetta contraddizione con la morfologia dell’animale dell’articolo.
I cani così ottenuti non sono facili, non sono armonici e sono ben lontani dall’essere completi ma rendiamoci conto del punto a cui Friederich Louis Dobermann è arrivato!!
Da solo, in una piccola città, senza organizzazioni cinofile a cui appellarsi, senza grandi mezzi e senza basi scientifiche inizia un percorso che lo porta ad avere le caratteristiche funzionali che desidera! Certo si può affermare che è andato a sentimento e che non ha seguito un metodo sistematico dato che non ci sono riferimenti scritti, ma pensiamo solo che il DNA verrà scoperto a distanza di 50/60 anni (1953); che nello stesso periodo di Dobermann Mendel stava compiendo i suoi esperimenti a migliaia di chilometri di distanza.
Insomma oggi non tutti si affidano alle leggi della genetica per allevare e selezionare ma volendo le si ha a disposizione, ci sono programmi che definiscono il grado di consanguineità, maggiori possibilità di condivisione e accesso alle informazioni; questo signore, con il suo sentimento e a pelle, ha fatto di necessità virtù e ha calato l’asso! Non è forse indice di una mente geniale e pronta ad osare?!

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Dobermann muore nel 1894 lasciando come eredità quattro soggetti: Rambo, Lux,Landgraf e Schnupp.
A questo punto si entra nella seconda fase di selezione della razza ed il suo padre spirituale diviene Otto Goeller, appassionato cinofilo che nel 1889 fonda il primo “Dobermann-Pinscher Club”; il quale svolge appassionatamente il lavoro di rifinitura ed elevazione.
La parte sostanziale è pressochè completa è vero ma non bisogna credere che rifinire sia semplice, la genetica è una grande incognita e sorpresa, soprattutto quando non sai ancora cosa sia.
Il Sig. Goeller persegue il delicatissimo compito di dare eleganza e armonia alla sostanziale funzionalità ottenuta dal Sig. Friederich. Lo fa servendosi di vari soggetti di tipo-razza
differenti (le razze pure non erano così nette e delineate come lo sono oggi); si parla in particolar modo di: Alano, Greyhound, Pastore della Beauce, Weimaraner e Manchester Black and Tan Terrier.
Anche stavolta non abbiamo niente di scritto.
Tutte le razze menzionate possono avere una loro ragione d’essere ma non tutte la possono trovare nel medesimo istante; l’Alano, ad esempio, è una razza tedesca piuttosto radicata ed antica e quindi è assolutamente possibile oltreché probabile che ad un certo punto ci sia stata un’immissione di sangue di questo tipo negli eredi di Dobermann ma personalmente non credo che sia avvenuta nella prime fasi della seconda parte della selezione. Come avrebbe
potuto infatti avvenire l’accoppiamento tra un cane della mole simil-Alano e uno che nel 1900 era ancora ricordato come un animale a zampe corte?
Io penso che i pinscher e un tipo terrier focato abbiano dominato la scena nell’avvio dell’opera di Goeller; e che solo gradualmente e pian piano si sia volta l’attenzione prima a Weimaraner e Beauceron e poi a Greyhound e Alano.
Purtroppo si è pensato tardi di descrivere accuratamente la storia del Dobermann e così, nel frattempo, la gran parte della cronologia degli avvenimenti è morta con i cinofili presenti o vicini a quel periodo. Da qui solo supposizioni, di cui una più fondata delle altre.
L’incrocio con terrier, presumibilmente, come detto, avi dell’attuale Manchester Black and Tan- supportato dal Sig. P. Grunig- ha potenziato il fiuto e velocizzato nonché vivificato l’intelligenza dell’animale; alcuni sostengono che abbia apportato riflessività, altri vivacità.
A livello morfologico invece il sangue del terrier focato sembra avere il merito di aver definito meglio le focature ed eliminato un sottopelo piuttosto abbondante e fitto.

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Singolare è il contrasto di posizioni per quanto concerne l’apporto di sangue simil- Beauceron; molti, francesi, sostengo che il Dobermann, al di fuori di Pinscher e Cane del Macellaio, debba quasi tutto al Pastore della Beauce. Mi sembra un pò esagerato, d’ altronde fa parte della natura degli uomini, e forse in maniera più accentuata dei francesi, vantarsi e cercare di accaparrarsi il merito, anche di altri. Per rendere giustizia al lavoro di
Dobermann e Goeller riporto un fatto storico significativo: Lo standard del Beauceron venne redatto e fissato nel 1896 (Il Dobermann- Andrè Wilhelm- Editoriale Olimpia) ben dodici anni dopo la costituzione del primo club Dobermann. Dodici anni, non due.
Sicuramente è possibile una parentela tra questi cani ma nel senso lato del termine.
Decisamente più probabile e plausibile può essere l’incrocio con gli antenati del Weimaraner, Apolda e Weimar distano 20 km. Si ritiene che l’afflusso del Weimaraner abbia permesso di alzare la taglia dei Dobermann e donare lucentezza al pelo, oltre a contribuire ad una maggiore e decisamente migliore eleganza delle proporzioni per come le conosciamo oggi. Io personalmente ritengo che tale afflusso abbia giovato a livello di equilibrio e stabilizzazione psichica del Dobermann; infatti il Weimaraner è una delle poche se non l’unica razza di cani da caccia completa, svolge egregiamente la cerca, la ferma e il
riporto e su tutti i tipi di terreno.
Infine ecco il Greyhound, la supposizione più supportata e ardita di Goeller. Otto avrebbe incrociato i discendenti dei Dobermann con una cagna Greyhound inglese nera, la quale
avrebbe aumentato la taglia ma soprattutto la velocità, l’armonia, la raffinatezza e i caratteri del pelo corto e la levrettatura del cane.
Nonostante il carattere levrettato assuma importanza solo in funzione del galoppo ad altissime velocità, tipico appunto dei levrieri e non dei cani da utilità e difesa (Mario Canton- Principi di Locomozione e analisi del movimento nei cani e nelle razze canine) contribuisce all’aspetto finale del Dobermann è quello di un cane molto diverso dagli altri
da guardia e difesa. Non è un molossoide, come lo sono quasi tutti gli altri, è un Pinscher e questo gli dona al contempo una prestazionale eleganza e una raffinatezza intimidatoria
che solo il risultato dell’opera di un genio decorata da quella di un esteta possono vantare.
Il Dobermann è l’unica razza da difesa tedesca ad aver ereditato il nome del proprio ideatore e sebbene a seguito dell’azione di Goeller si volesse cambiarlo questi si oppose;
entrambi sono i padri del Dobermann, uno di quello d’origine, l’altro di quello moderno. La scelta di Otto Goeller delinea correttezza e intelligenza: c’è chi ha inventato la ruota e chi
ha inventato le altre tre.

Francesco Predieri– Autore di Dog Attitude

Foto e grafiche: Monia Bacheikh– responsabile grafica e materiale fotografico di Dog Attitude

FONTI : Il Dobermann, Matteo Azzari-Editoriale Olimpia; Il Dobermann, Andrè Wilhelm-Editoriale Olimpia; Principi di Locomozione e analisi del movimento nei cani e nelle razze canine, Mario Canton.

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