Dai, provaci se hai coraggio… il Rottweiler
Guardia o difesa?
La difesa è un ambito più dettagliato della guardia tanto da non rendere le due cose perfettamente sovrapponibili, la guardia è più orientata ad uno specifico territorio o bene e generalmente trascende l’uomo in sé; la difesa invece è indissolubilmente legata alla figura dell’uomo ed in particolare a quella del padrone, l’individuo indentificato come capo branco, e i suoi affini.
Questa in apparenza sottile differenza in realtà sottintende aspetti più profondi: il cane da guardia è più intraprendente e autonomo, meno socializzabile e più slegato dalla nostra specie dunque meno docile. In genere è di mole maggiore di quello da difesa, con struttura più pesante e minor attitudine al movimento; poiché è il pericolo, che ovviamente può essere dato dall’uomo ma più spesso è rappresentato da predatori di grande taglia, a giungere nel luogo dove si trova il cane, che quindi più che muoversi deve creare una barriera. Il grande peso e la struttura impongono come andatura tipica il passo o un trotto non molto vispo. Inoltre i cani da guardia presentano mantelli e pelle più consistenti per resistere alle intemperie. Ne sono esempi il Pastore Maremmano-Abruzzese, il Pastore dell’Asia Centrale, il Pastore del Caucaso e simili.
Il cane da difesa di contro è psicologicamente ed emotivamente molto legato all’uomo poiché esso rappresenta il suo ambito d’applicazione principale, da qui delle più marcate sociabilità e docilità (chiaramente non possiedono la stessa docilità dei cani “da compagnia”) rispetto ai primi. Anche le razze da difesa devono possedere una buona iniziativa per poter agire efficacemente in caso di difficoltà del padrone, tuttavia non lo trascendono, senza l’uomo concettualmente non sussisterebbero non tanto perché (ovviamente) non sarebbero state selezione, bensì perché verrebbe a mancare il loro campo di utilizzo. Il loro obiettivo.
Un aspetto molto interessante di questi animali è proprio il fatto che rispetto a pressoché tutte le altre tipologie e razze esplicano una funzione che produce i suoi effetti in maniera diretta verso il padrone/ proprietario/ conduttore; cioè all’interno del binomio.
Mentre in tutti gli altri casi il vantaggio è sì a favore del binomio ma in maniera indiretta. I cani da caccia ad esempio coadiuvano l’uomo nella pratica venatoria da cui egli trae(va) cibo, però la selezione e il compito dell’animale sono orientati ad un particolare tipo di selvaggina o di territorio e non direttamente all’individuo con cui fanno coppia; il binomio uomo-cane si costituisce per uno scopo esterno. Lo stesso dicasi per i cani da tartufo o per le razze che conducono il gregge. Ancora le razze impiegate nel soccorso lavorano in funzione dell’uomo ma il binomio produce risultati verso terzi, esterni ed estranei.
Non così per i cani da difesa la cui utilità si realizza immediatamente nei confronti dell’essere umano a cui sono associati.
Un’altra differenza rispetto ai cani da guardia è data dalla fonte preponderante della minaccia, che nel caso della difesa è rappresentata per lo più dall’uomo e non da predatori selvatici. Il bipede è molto meno fornito di stazza, artigli, denti e manto peloso protettivo indi per cui la mole del cane da difesa è leggermente minore; anche considerando che deve possedere maggiori resistenza ed agilità per seguire l’uomo nei suoi ambienti e lungo le sue peripezie e maggiore è la massa più e l’energia richiesta nel movimento.
Ci sono cani da difesa e poi c’è il Rottweiler
Esistono diverse razze da difesa personale: Dobermann, Riesenschnauzer, Boxer, Cane Corso per fare qualche esempio. Su queste tuttavia se ne erge una che rappresenta, in valore assoluto, il non plus ultra: il Rottweiler.
Questa razza concentra la summa di tutti i migliori caratteri per lo scopo elevati al massimo grado.
Entriamo nel dettaglio.
Bisogna iniziare considerando due elementi per niente scontati:
- il fatto che sia un molosso, ossia discendente da un animale strutturato sulla falsa riga del Mastino del Tibet, cioè un animale dalla corporatura molto robusta, imponente e da diametri ossei importanti;
- che si sia sviluppato a Rottweil, un antico accampamento strategico dell’impero romano, oggi città ancora esistente, situato a 600 metri di altitudine.
Molosso e sue potenzialità
La costruzione molossoide prevede compattezza, sostanza, forza e potenza, oltre ad una testa particolare, indi per cui è quella più indicata per formare uno scudo tra il soggetto da difendere e la minaccia. Non a caso molti dei cani da guardiania sono proprio molossi. La stazza che normalmente si accompagna a tale struttura fornisce già efficacemente un buon carico di deterrenza, che è proporzionale alla mole, senza neanche che ci sia un’attivazione effettiva dell’animale. In virtù di ciò il Rottweiler risulta immediatamente più efficace di quelle razze da difesa che molossi non sono (Dobermann e Riesenschnauzer) e tra gli stessi molossi, grazie ad un’altezza al garrese che varia da 61cm ai 68cm per i maschi (altezza preferibile 65/66cm) e da 56cm a 63cm per le femmine (altezza preferibile 60/61cm) per un peso che si attesta rispettivamente sui 50kg per i primi e sui 42kg per le seconde, si pone al vertice per via della grande taglia. In merito a questa funzione deterrente concorre attivamente anche il colore del mantello, che per la razza in questione è inevitabilmente il nero focato. Ossia un mantello composto binario (due colori) in cui la tonalità principe è il nero solido, che fa da sfondo, e che si interrompe nelle precise zone di: arcate sopraccigliari, guance, labbra, zona distale inferiore del muso, inizio della gola, interno degli orecchi, parte anteriore del petto in corrispondenza della sporgenza scapolare, interno degli arti, zona distale degli arti (piedi) e sottocoda dove il colore sfuma dal giallo pallido al mogano. Aprendo una breve parentesi questo carismatico mantello è esemplare non solo per la particolarità delle zone pigmentate e i loro confini nettissimi, bensì anche per il fatto che evidenzia senza filtri i due pigmenti che determinano in realtà tutta la gamma di colori dei mantelli canini: la eumelanina- pigmento nero- e la feomelanina-pigmento giallastro-. La differenza dalle focature dal giallo al mogano è determinata proprio dalla concentrazione del secondo tono. Riprendendo e concludendo la funzione deterrente diversamente da quanto avviene per i cani da guardiania in cui il mantello tende a riproporre il colore delle greggi che gli sono affidati, ed è in genere di colore chiaro per poter agilmente distinguere il cane dal predatore in caso di conflitto – specie nelle condizioni di luce in cui i predatori sono più attivi, cioè il crepuscolo-, nei confronti dell’uomo è il colore scuro a esaltare la forza e l’aggressività presunte. E mentre per le altre razze da difesa citate il colore scuro non è che una variante (più o meno diffusa) nel Rottweiler è la sola ed unica. Il che fa ben intendere la focalizzazione di questa razza ponendola, di nuovo, lassù in cima.
A proposito di cime, molossi e deterrenza la costruzione compatta e grossolana di questi animali gli consente di avere una maggior ampiezza toracica e quindi polmonare e pertanto di poter proferire un latrato più cupo e minaccioso. Segnale che peraltro perviene in maniera più selettiva rispetto alle razze derivate da cani più piccoli e, in virtù di ciò, più vocalmente attivi (Dobermann e Riesenschnauzer). Questo perché un animale che dispone della forza necesasaria alla neutralizzazione non spende inutili energie per segnalare ogni cosa che si muova; ma anzi è egli stesso, in qualità di guardia del corpo che deve filtrare gli eventi e i protagonisti facendo cenno della sua esistenza senza risultare invadente. Pensiamo alle star dei film, ai potenti uomini d’affari o alle rockstar: chi sceglierebbe una guardia del corpo mingherlina e che vada in fibrillazione per ogni singolo movimento dei fan?
Ecco, detto questo la pura deterrenza però non è tutto, anzi è il 49% della funzione difensiva, perché se è vero che pone un primo fondamentale scudo è anche vero che tale protezione deve essere supportata dalla sostanza. E nel Rottweiler questa viene egregiamente espressa, a livello fisico-morfologico, dalla testa e dal collo e, a livello psichico, dall’indole e dal carattere.
Rispetto a molti altri campi in cui la funzione principale del cane è basata quasi totalmente sulla qualità olfattiva (caccia, tartufo, soccorso, etc…) nella difesa personale all’olfatto si deve accompagnare un morso vigoroso, tenace, capace di annientare il nemico sino a renderlo inoffensivo. Indi per cui occorre una grande potenza masticatoria che nel cane è data dai muscoli masseteri e dai muscoli temporali; i quali si trovano rispettivamente nella zona zigomatica (sotto agli occhi) e temporale che è praticamente tra gli occhi e le orecchie. Come un’automobile con un motore potente ha bisogno di un telaio in grado di sopportare e supportare tale potenza allo stesso modo i muscoli che ingenerano una così intensa forza necessitano di una base adeguata a cui ancorarsi. Oltretutto maggiore è la superficie disponibile per l’ancoraggio e maggiore potrà essere la dimensione del fascio muscolare. Ecco quindi che la testa propria del molossoide, ossia brachicefala cioè strutturata per essere considerevolmente larga rispetto alla lunghezza totale, risulta indicatissima per consentire e il massimo sviluppo e la maggior superficie di attaccamento possibile per questi due muscoli. Provate a farci caso, guardate frontalmente un Rottweiler magari mentre respira avidamente dopo una corsa, e vi accorgerete che ha un paio di guance particolarmente evidenti; ecco quelli sono i masseteri. Il massetere si compone di una parte esterna o superficiale e di una interna o profonda e che nel complesso vanno a occupare un notevole spessore. Sebbene anche il Dobermann presenti la stessa sporgenza nel Rottweiler è immensamente più evidente.
Lo standard descrive, non a caso, il cranio come largo tra le orecchie e con pronunciate arcate zigomatiche.
La brachicefalia non solo consente uno sviluppo maggiore dei citati fasci muscolari ma, riprendendo l’esempio dell’automobile, permette una rigidità del telaio sufficiente a sopportare le forze di torsione che si generano nell’utilizzo del motore, ossia dei muscoli. Tornando al paragone con le altre razze e al perché il Rott sia il non plus ultra tra quelle citate l’unica che può vantare una testa altrettanto solida è il Corso (che però rimane “indietro” circa un altro aspetto che analizzeremo tra qualche riga). Ciò detto non è solo la zona craniale a rivestire un ruolo importante nel morso ma lo è anche il muso, a cui i fasci muscolari si agganciano, e che deve parimenti essere solido, largo e non lungo perché perderebbe di solidità verso il tartufo; ma è vitale che non sia eccessivamente corto – generando quello che attualmente viene chiamato “Pug-weiler” ossia un Rottweiler con la testa da Carlino – perché l’accorciamento della canna nasale non consente più al cane di raffreddarsi a sufficienza (la cavità nasale è articolata in un favo di ossa rivestite da membrana inumidita al cui passaggio dell’aria si vaporizza l’acqua raffreddando il condotto nasale da cui poi si raffredda il sangue che vi circola) e in un cane da lavoro la questione è particolarmente importante. Parlando di condotto nasale e tartufo la prima deve essere diritta, niente deviazioni montonine o linee strambe, mentre il secondo deve mostrare una profonda pigmentazione e possedere narici ampie e aperte per consentire un adeguato apporto di ossigeno ad un animale di questa stazza, specie quando le fauci sono strette sull’avversario.
Altro elemento estremamente rilevante in un cane che fa del morso il proprio strumento di lavoro è la dentatura e la corretta chiusura di questa. I denti devono essere 42 e la chiusura deve essere rigorosamente a forbice classica (quindi con la faccia interna degli incisivi superiori che combacia perfettamente con quella esterna degli incisivi inferiori), enognatismo e progratismo (difetti più probabili nel Pug-weiler) provocano uno sfasamento dei punti combacianti che incrina la fermezza della presa e provoca una difficoltà di masticazione e deglutizione che può portare ad eccessiva quantità di saliva la quale poi può rendere viscida la presa e pregiudicarne la fermezza.
Questa massiccia e poderosa testa deve collegarsi al tronco attraverso un collo adeguato che ne possa gestire il peso nel movimento (la testa funge da bilanciere nella locomozione) e che allo stesso modo imprima slancio e forza nel protendersi in avanti. E’ pressochè sicuro che nel conflitto l’avversario si dimeni violentemente mentre il cane gli è attaccato ed è per questo, unito al fatto di riuscire a supportare una testa così importante, che il collo deve essere estremamente muscoloso, largo e non eccessivamente lungo. Le forze di torsione sono intense durante lo scontro e un collo esile sarebbe più suscettibile di danno. Inoltre maggiori sono la potenza e la forza del collo e più il cane riesce a contrastare i movimenti dell’antagonista e riportare la testa nella posizione a lui più comoda e congeniale per mordere senza impedimenti e con efficacia.
Movimento
Veniamo adesso al secondo punto. Il fatto di essersi sviluppato a 600mt di altitudine e nella zona collinare della Foresta Nera.
Questo mix di fattori ha contribuito alla selezione di un animale sì grande e imponente ma non statico, non inidoneo al movimento, anzi. Nei secoli passati il Rottweiler e i suoi antenati erano impiegati sia come bovari per la gestione e la movimentazione dei grandi animali da reddito, sia come cani dei macellai. Ossia animali adibiti alla conduzione della mandria presso il mercato del bestiame per la compravendita di capi, la salvaguardia del guadagno lungo il tragitto, dove poteva finire preda di banditi e furfanti – tanto che pare che il ricavato venisse riposto in un borsello attaccato al collare del cane – e l’ausilio nel prendere quello specifico esemplare di bovino. Tutto questo genuino lavoro si svolgeva sul saliscendi del territorio della Foresta Nera, indi per cui il cane si è necessariamente adeguato, nella sua struttura, ad un’andatura che coniugasse al meglio velocità di spostamento e resistenza, cioè il trotto. Il Rottweiler è un trottatore di buona lena, tanto è vero che esso presenta una lunghezza del tronco superiore all’altezza al garrese di un massimo del 15%. Cioè delle proporzioni leggermente allungate così da rendere possibile mobile ma non priva di compattezza la propria mole. Anche le altre razze citate (Riesenschunazer, Dobermann, Boxer e Corso) presentano la medesima struttura leggermente allungata ma, al pari di questa, il Rott dispone di una maggiore massa. La mole e la potenza sono quindi prossime a quelle dei grandi pastori custodi ma l’attitudine al movimento è decisamente superiore andando ad eguagliare (o poco ci manca) quella dei “colleghi” da difesa.
Mantello che lo eleva sul Corso
I più attenti avranno notato che fino ad ora il Rottweiler ed il Corso si sono praticamente eguagliati: entrambi sono molossi, entrambi tendono alla brachicefalia, entrambi hanno altezza e peso molto simile, entrambi tendono a presentare colori scuri ed entrambi venivano impiegati con i grandi animali da reddito. C’è però un fattore che li differenzia e che rende il tedesco generalmente più versatile: il mantello. Non tanto nel suo colore -di cui abbiamo già parlato- quanto nella sua pesantezza e potere protettivo. Il Corso si è sviluppato nel Sud Italia, notoriamente zona calda e molto mite in inverno, mentre il cane della città dai tetti rossi (questo il significato del nome della città Rottweil) viene associato ad altitudini maggiori e dunque temperature più rigide e severe. Il Rottweiler possiede un sottopelo più consistente e dunque isolante e protettivo così come un pelo di copertura di maggiori lunghezza e densità. E’ definito “di media lunghezza, duro, aderente e compatto”. Questo strato aggiuntivo e più spesso permette a questa razza di essere più a suo agio in uno spettro più ampio di condizioni, di sopportare temperature notevolmente inferiori e soprattutto di essere più protetto verso le intemperie. Naturalmente anche il Corso presenta buona rusticità e robustezza ma esso è più indicato, in valore assoluto, per i climi tendenzialmente più caldi, dove il tedesco invece perde di efficacia.
Professionalità garantita
Il Rottweiler non è una razza, è un punto di riferimento tra le razze. E’ un professionista rasato di fresco in abito completo con il petto villoso sotto l’impeccabile camicia bianca: incute timore reverenziale e dispone di abbastanza sicurezza da non temere di risultare inappropriato se la camicia si macchiasse di sangue…
Francesco Predieri